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Visualizzazione dei post da novembre, 2010

Luca

Luca arrivava e sorrideva. Mi chiedevo come facesse con tutta quella tristezza dentro. Ricordo che la sua solitudine mi creava disagio ed era come se mi sentissi sempre in debito. Quella foto poi. Così grande da spezzarmi il fiato, così viva da farmi morire dentro. "Quanto sono fortunata" pensavo. Le mie tristezze sono nulla a confronto. Lo rivedo dopo anni, penso sia più felice, una donna accanto. Immagino per lui una famiglia, quel vuoto colmato a metà. Sistemo quel senso di disagio. Sorrido e penso che alla fine tutto ha un senso. Oggi quell'articolo mi distrugge. Luca è di nuovo solo, se ne va senza nessuno accanto. In silenzio. Solo il suo cane lo veglia. Allora capisco che la sua solitudine non se ne è mai andata, è sempre rimasta lì, affossata nel silenzio di quella notte che non poteva fuggire. Mi dico che forse adesso è in pace. Ma per noi che siamo qui e viviamo anche la sua vita è solo una piccola consolazione.

Un sogno, in una notte sul divano

La stanchezza non mi permette di essere lucida e costante nella battitura di questo post. Il divano e il freddo di questa notte hanno seriamente compromesso la mia mattina lavorativa. Che sonno. Ad un tratto il ricordo di un sogno, la consapevolezza di aver sfiorato un luogo magico e la sensazione che qualcosa di reale forse c'è. Parigi, in autunno. Alessandra e un viaggio verso la città insieme. Lisa, Anais e Riccardo in treno. La preoccupazione del tempo che scorre lento, la felicità di una città che mi anima. Mi sono svegliata con le ossa rotte ma il profumo di Parigi sulla pelle. Il profumo autunnale di matite appena temperate.

Risata

Se non scrivessi le parole che seguiranno potrei dimenticarle , non che siano rilevanti per la mia vita, ma certamente curiose: "La sua risata è da modificare, simpatica ma da modificare" In data 4 novembre il mio capo è irritato dalla mia risata (credo non sia stata l'unica volta ma probabilmente non era la mattina giusta per emettere suoni che non siano parole). Ero imbarazzata per lui. Credo di averlo bruciato nell'ortica almeno 100 volte con il pensiero.

Il prezzo

Lavoro 8 ore a 5 minuti da casa. Il mio stipendio non è rilevante ma mi permette di rimanere a galla. Ho voluto questo posto con tutta me stessa perché desideravo avere una famiglia, crearmi i miei spazi senza pagare un prezzo troppo alto, riuscire ad esserci sempre e comunque. Mi piaceva l'idea di imparare qualcosa di concreto, addentrarmi nella consulenza e nel diritto del lavoro, allargare gli orizzonti. Ho idealizzato un'azienda senza conoscerla, ho sognato di essere un'allieva, ho sognato di poter essere me stessa e di essere rispettata. Adesso ho una famiglia bellissima. Rinuncerei a qualsiasi cosa per loro. Ma il prezzo che pago è altissimo. Non ho stimoli, mai un aumento, nessuna ambizione. Il mio capo scivola dal suo ufficio per controllare me e i miei colleghi, sperando di trovarci nell'etere di qualche sito "proibito", sposta i fogli della mia scrivania per vedere se nascondo qualcosa (e che cosa si può nascondere sotto 2 fogli?). Ronde in continu