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Visualizzazione dei post da ottobre, 2011

A te

Quanto questa vita ci renda schiavi della frenesia è ormai noto. Quanto i miei cuori siano sparsi un po' qua e un po' là è una novità di qualche anno. L'amore che si osserva è ridotto a brandelli di qualche ora al giorno, l'amore che si prova non si arresta nè si quantifica. Poi ci sono quei giorni in cui tutto sembra nero più del buio, si dimentica di essere stanchi e ci si scaraventa addosso quanto di più orribile ci possa essere. Parole taglienti e lacrime acide, occhi sgranati e porte sbattute. Un bimbo che balza in piedi spaventato e una canzone in lontananza. Ci sentiamo soli, arrabbiati, ricchi di problemi e poveri di morale. Fino a toccare il fondo. Per poi risalire. Lentamente. La solitudine non serve, amore mio. Saremmo persone migliori se solo smettessimo di arrivare primi per forza e se solo arrivassimo al traguardo l'uno nelle mani dell'altra. E tutto sembrerebbe meno difficile. Amore mio.

Paris

Mi sono chiesta che fine avesse fatto Francois Fejto (scritto con la virgoletta sotto la c e i due puntini sopra l'ultima o ), la cui vita mi aveva appassionata qualche anno fa. Ho fatto una piccola ricerca su wikipedia per vedere quando fosse morto visto che ricordavo fosse nato nei primi del 900. Effettivamente la sua morte risale al 2 giugno 2008, non è arrivato al secolo per un soffio. Comunque non volevo ricordare la sua enorme vita, piuttosto riportare una frase che il suo amico ungherese Arthur Koestler aveva scritto in onore di Parigi, patria dell'esilio di Fejto e teatro in cui ha recitato il suo dramma: "A Londra o a New York farete presto a fare qualche amicizia; e tuttavia potreste sentirvi egualmente soli come cani. A Parigi le case vi rimangono chiuse, ma i marciapiedi sono vostri, i caffè sono vostri, la città è vostra; siete parte della città che i suoi ritrosi cittadini vi accolgano o no. In realtà la sentite più intimamente, più sensualmente vicina

Pippi la pippa

In questi giorni ho avuto modo di stare tanto tempo con R, ho avuto modo di viziarlo e straviziarlo come poche altre volte ho fatto. Colazione davanti alla TV, dimmi cosa vuoi per pranzo, giochiamo tutto il giorno con camion, trattori, ruspe e trasporti speciali, caramelle e cioccolatini sui denti appena lavati, cavallo in ginocchio e 14 kg sulla schiena, andiamo al negozio di giocattoli a comprare qualcosa di nuovo. Insomma tutto quello che di anti educativo ci possa essere specificando che tutto è un'eccezione perché la mamma è un po' malata e deve stare in casa forzatamente per poter scappare in bagno all'improvviso. Il momento eclatante della giornata arriva quando su deakids compare Pippicalzelunghe. Partendo dal presupposto che l'ho sempre odiata fin da piccola, ho provato a superare i miei limiti e per la gioia di R ho guardato attentamente almeno 18 puntate in tre giorni. Di seguito quello che ho imparato: - a seconda della sigla si può capire anticipatamente

Siro

Arriva Siro, in una domenica autunnale ma non troppo, con il sole caldo che ci accompagna di giorno e una coperta sulle gambe la sera. Arriva in anticipo ma non di fretta, con tutta quella gioia  e tutta quella euforia che contraddistingue l'evento. Quando l'ho saputo ero avvolta felicemente nel silenzio innaturale della mia casa, tra farina, zucchero e uova per creare una torta super calorica alle pere e cioccolato (purtroppo non per me), con un cavatappi in mano per stappare un vinello bianco (le pere vanno saltate in padella come da ricetta)... Leggo il messaggio, gioisco, poi guardo attentamente la bottiglia di vino, osservo di sbieco l'ora e mi dico: "mmm quasi  festeggio da sola, alla faccia della dieta". Prendo un bel bicchiere da degustazione vino, mi verso un goccetto e urlo "Viva Siro!". Ad un tratto penso anche che gli alcolisti da qualche parte devono aver iniziato, che bere un vinello alle tre di pomeriggio non è una cosa normale, mi imm

Senza Ale

L'Ale che qui non trovo, sorride ancora in italiano e aleggia in francese nell'aria fredda della Francia che amo e che non ho più rivisto. Ci siamo divise così velocemente che la nostalgia ci ha avvolto con grosse sciarpe fin dal primo momento. Torno io, parte lei. Torna lei, parto io. E rimane difficile anche rivedersi, parlarsi, trovare qualche minuto per l'altra. E mi sento spesso in colpa, per non essere mai riuscita ad avvicinarmi, a starle un po' più vicina, ad abbracciarla quando serve. Ogni tanto, da qualche cassetto, sbucano lettere, fogli, quaderni di  vita bellissima, tutto così distante che devo contare senza dita il tempo passato. Ho sempre la sensazione che fra di noi ci sia sempre una mancanza non colmabile, che abbia una consistenza, che sia decifrabile in ogni contesto. Riesco a sentire la sua voce, la sua risata, il conforto di una spalla d'appoggio. Eppure è così lontana. E tutte le lettere scritte, quando ancora avevamo tempo e quando ma