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Visualizzazione dei post da luglio, 2012

Un anno

E' un anno da te, dall'ultima volta che ti ho stretto la mano, dall'ultimo sorriso. Perché se anche il dolore ti strappava il cuore e gli occhi si chiudevano in continuazione, la tue labbra si inarcavano e ci lasciavi la speranza di avere ancora tempo. Poi il silenzio improvviso e più niente. La mancanza di te e tutto di seguito. E sai, cara nonna, qui siamo tutti impazziti, le tue figlie nella solitudine immensa in cui già vivevano, tuo figlio nelle parole che non escono mai e i tuoi nipoti che corrono per strade diverse senza avere più il filo che li teneva uniti... E io. Ho la presunzione di dire che per me sia tutto più complicato, non ho più nessuno dalla mia parte e non ho più un posto in cui rifugiarmi, le tue parole e il tuo viso alla finestra sono un ricordo così lontano che ho paura di rendermene conto. E non ti sogno più. Non sento più il tuo profumo. Niente. Non ti sento più qui. Sei lontana e mi piace pensare che stai andando finalmente dove ti pare, con

Volo carpiato e caduta libera

Avevo sedici anni e in una delle tante liti con i miei genitori, all'epoca conservatori e poco all'avanguardia, puntai il dito contro mia madre dicendole che io non avrei mai fatto il suo lavoro, che non avrei mai fatto morire i miei sogni per quattro soldi al mese. Mia madre pianse per le mie parole, la leggerezza di quegli anni mi faceva volare  sei metri da terra, mi sembrava di avere il mondo chiuso in un pugno. Poi è quello che ho fatto. Il mio lavoro è lì, in un ufficio, al riparo dai pericoli del mondo, numeri, leggi e telefono. E ci sono anche i quattro soldi al mese. Tutto da copione. Un boomerang preso in faccia e l'invidia di chi vorrebbe tutto questo sotto i miei piedi Però i miei sogni non sono morti, nonostante li abbia presi a calci, sono ancora lì, in fermento. Si evolvono e creano quell'aurea di speranza di cui oggi ho tanto bisogno. Perchè diciamocelo, non è che questo paese dia tante occasioni, soprattutto è difficile cercarle, trovarle e avere

Gracias a la vida

....Gracias a la vida que me ha dado tanto, me ha dado la risa y me ha dado el llanto, así yo distingo dicha de quebranto, los dos materiales que forman mi canto....                                                                                                                     Violeta Parra *Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto, così io distinguo la gioia e il dolore, i due materiali che formano il mio canto. 

168 ore (senza te)

Succede che il pupo parte per il mare con la nonna e gli zii. Succede che decidiamo di accompagnarlo in stazione e con l'incoscienza che ci contraddistingue decidiamo di voler aspettare il momento del saluto. Il mio bimbo non mi sorprende, gli occhi illuminati e il sorriso fino alle orecchie. Io controllo la felicità per non sembrare esagerata e comincio a sentire odore di libertà, senza nemmeno troppi sensi di colpa. Al mio fianco L. il forte, lo spavaldo, il coraggioso. Immobile, occhiali incollati alla testa, nessuna espressione. La mano che si agita leggermente, da destra a sinistra, uno spostamento di qualche centimetro. Gli chiedo di sorridere, ma la mia voce sembra schiantarsi sui binari. E' solo una settimana, 7 giorni, 168 ore o poco più, una separazione breve, volerà talmente in fretta che la rimpiangeremo. Eppure il cuore di papà cede all'emozione, alla nostalgia che verrà e a tutto quello che ci aspetta nell'immediato. Dice di avere il groppo in gola, di