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Visualizzazione dei post da giugno, 2013

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E' questo amore, che se non lo provi non sai cosa vuol dire, ti prende, ti confonde e ti rende quella donna che non sei mai stata. E' un girotondo di sorrisi e che tu mi ami non è cosa dubbia. Senza misura. Senza confini. Quattro anni passati a guardarti, a sospirare, a credere che non ci possa essere niente di più bello. Le tue infinite parole. La tua voce in ogni angolo della casa. Non smetti mai di dirmi quanto per te sono bella e siccome ho la consapevolezza che quando crescerai non me lo dirai più, prendo tutto, senza dimenticare nulla. E' così che ti amo, di quell'amore cieco, senza distanze, di quell'amore che a volte non so descrivere e pronunciare. Sono onorata per tutta questa bellezza. Amore mio. Oggi nel giorno della tua festa, il tuo nome è come un'eco, pronunciato per quattro anni almeno dieci volte al giorno. Quattordicimilaseicento. Dico. E  non averne mai abbastanza. Happy Birthday Riky, Kiky, DinDin.

Discorsi Importanti - Capitolo 3

- Mamma ma anche tu quando eri piccola mettevi le supposte? - Si, certo, ne ho messe tante. - Ah ne hai messe tante? Ma una o tre? - Tre. - Ma ne hai messe tante perché avevi la patatina e le tette? [senza risposta] - Il cane è il marito della pecora. [ahahah] - Mamma cosa fai? - Mi tolgo i baffetti con la ceretta... - Ma hai i baffi? Chi te li ha dati? Papà? [mancano solo i baffi di papà] - Mamma papà ammazza le mosche! - Digli di usare l'ammazza mosche nuovo... - No mamma, lui non usa l'ammazzamosche, lui le ammazza con l'aria che gli esce dal cu.. [fermato... ma nemmeno troppo in tempo] - Mamma per il mio compleanno voglio un trattore nuovo a pedali con la ruspa dietro... - Riccardo ne hai già due - No ma quello non ce l'ho - Non importa, basta trattori... - Dai mamma non ti formalizzare... [è il formalizzare che sconvolge] - Fa un caldo della Madonna [sarà perchè frequenta un asilo di suore?] - Mamma, perché vai in palest

Prima o poi tutto passa

Di tutto questo dolore non so cosa farne. Di tutto questo buio nel cuore  non ne ho più la consapevolezza. Per abitudine e per noia e perché nessuno mi ascolta più e perché non ho più un posto dove andare, da quando tu non sali più quelle scale, da quando l'abitudine di te si è fatta distante. Questo tormento riemerge sazio, se sono labile, se la temperatura del mio corpo sale senza controllo, se nessuno mi mette una mano sulla fronte, se tu, che chissà dove sei ora, sei così lontana da non regalarmi nemmeno la tua immagine in un sogno. E in una giornata come quella di ieri piango senza ritegno, cerco un appiglio che non trovo, e tutte queste lacrime mi inondano l'anima, mi riesce difficile stare in piedi, camminare e fare tutte quelle cose per cui si vive di giorno e quella strada che ho dentro non è più nemmeno così chiara, si sgretola, si perde da sé, corre da fuori. Non mi basta più niente. E' una cosa straziante. Non averne mai abbastanza. Di tutta quella leggerezza.

Cooky Snack

Di questo giugno non c'è ancora niente da dire. Una cosa però. Il ricordo dei Cooky Snack nei pomeriggi  liberi della mia adolescenza, alla fine della scuola. Che così buono non l'hanno più fatto. Il biscotto sapeva di miele e c'erano delle goccioline di cioccolato intorno alla panna. Lo mangiavo seduta sul balcone della nonna, guardando la via trafficata con le gambe a penzoloni, avendo la percezione che il mondo fosse tutto lì e che niente mai potesse cambiare. Piccolo sguardo, piccola via. In fondo a Lodi. Un Cooky e il tempo immobile, il fresco delle piastrelle sulle gambe nude, tutto quello che di leggero ci può stare nel corpo di una ragazzina, un diario con lucchetto, la vocina di Vanessa Paradis che canta Joe le taxi [Y va pas partout Y marche pas au soda, Son saxo jaune...]. Che quasi quasi avevamo pure la stessa età. Mannaggia lei era bellissima. Anche con il buco in mezzo ai denti. Che l'avessi avuto io mi avrebbero preso per il culo per una vita. E intanto