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Visualizzazione dei post da settembre, 2013

Zambla

Se stiamo vicine, vicine, noi amiche intendo, è meglio. Perché ci sentiamo meno sole e ridiamo più spesso. E il sole entra meglio dalle finestre. In uno di questi incontri ravvicinati nell'etere, la mia amica S., mi ha fatto venire in mente Zambla. Piccola, piccolissima cittadina che collega la Valle Seriana, risalendo la Val del Riso, e la Val Brembana (ho dovuto ricercare la localizzazione perché non ricordavo più precisamente dove fosse). Montagna vera, dove S. ha una casetta carina, dove ci siamo rifugiate un'estate in cui non ero ancora maggiorenne a parlare di niente e a ridere di tutto. Il protagonista dei primi giorni della vacanza è stato il Nulla (non come quello della Storia Infinita però, forse come quello dei Baustelle). Ricordo un silenzio gigante, un cielo a portata di mano e questi prati immensi e vuoti. Tanto immensi e tanto vuoti che avevamo deciso di prendere il sole con solo le mutandine addosso, sdraiate su quell'erba morbida, il naso che sembrava sfior

Congiunzione

Se non lo vorrai leggere non lo leggerai ma questo post è per te, ragazzo che mai chiede e mai dà. Sulla strada, on the road, o come cavolo ti va di chiamarla, tutta questa vita, indiscutibile e mai scontata, per non sembrare troppo piccolo o troppo vecchio. Come vuoi. Tu. Che magari non ti piace niente e niente ti occorre. Perché un ragazzo da solo se la cava sempre, figurati un uomo. E ti immagino quando fai frullare la testa, con i capelli sempre al posto giusto, per farti sentire che ti sono vicina anche se non lo sai mai e tutto è veloce e poi lento e disastrato in quel modo confuso, appari e poi scompari e ti do fastidio e ti manco e sei curioso di me e mi dici troppe cose che cambi in continuazione. Niente di quello che abbiamo ti tranquillizza, e un post scritto per un'occasione speciale è sempre troppo leggero per quello che potremmo essere. E non siamo. E non saremo. Due incompiuti. E tutta una vita non ci basta per redimere questa sfida. Grande, immensa, che cosa vuoi ch

Io femmina

Io femmina, donna, sono stata anche una bambina, con le gambe magre e le occhiaie grandi che mi segnavano gli occhi, la pelle bianca, i capelli così dritti che oggi li sogno la notte. E andavo a scuola vicino a casa della nonna, perché la mia vera casa era lì, che da bambino la tua casa è dove sogni di tornare sempre e non dove dormi la notte. Avevo una migliore amica di nome Stefania, già alta, bellissima, gli occhi grandi e blu, le labbra carnose e i denti perfetti. Stavamo sempre in cortile a giocare, a correre, a saltare con l'elastico, a scambiarci le figurine di Giorgie e KissMeLicia, a ricalcare disegni attaccati al vetro. Poi avevamo quei diari con lucchetto che sembravano contenere tutti i segreti del mondo, i compagni di classe disegnavano una dedica, un bel disegno e una frase che poteva equivalere a un  non ti dimenticherò mai.  E tutte noi femmine facevamo la fila per avere un disegno da Luca, il figo elementare più bello di tutta la scuola. Un disegno. Uno solo. Bast

Cretinatamente imperfetta

Una delle anomalie nel mio cervello. Ogni tanto mi capita di aver voglia di vedere film adolescenziali. Nonostante il tempo delle mele sia già volato e le rughe prendano il colore della vita, sono attratta dalla stupidità, dalle locandine colorate e dagli attori sorridenti, lisci e felici. Che bel mondo. Gli smartphone sempre accesi, i capelli lunghi e curati (che se torno indietro la riga in mezzo non me la faccio più), le unghie colorate e perfette, i vestiti dagli abbinamenti stravaganti. E poi l'eyeliner. Se lo mettono ancora le fighette di oggi, almeno nei film. E se c'è una cosa che io sapevo fare perfettamente era mettermi l'eyeliner. Quanto l'ho amato. La linea lunga e dritta, fine, che continuava dove l'occhio finiva. La mano ferma e precisa, senza esitazione. Era l'unica cosa perfetta che avevo. Una linea nera sull'occhio. Perché il resto mi sembrava tutto tremendamente instabile. Ed era anche l'ultima cosa che si notava di me, è questa la cosa

Il sole nella testa

Riparto da qui. Le mutande della disperazione mi stanno addosso come una seconda pelle e il timer delle scelte mi appare come uno spauracchio desertico. E se non prendo aria è solo perché la finestra è sopra la mia testa. Rifletto questo volto come fosse liscio e penso di non poter prendere decisioni importanti perché il momento giusto non è ancora arrivato. Sono cose che sento e non so spiegare. Come dovesse accadere qualcosa che stravolgerà la mia vita. Come fosse indispensabile dare tempo al tempo. Il Circolo del Dubbio. Avuto e dato. E questo blog da testimone. E dimostrare che niente è scontato. Nemmeno io. Una vacanza non basta mai. Bisognerebbe partire almeno 4 volte l'anno. Una per stagione. E avere un armadio per ogni freddo. Dentro. Fuori. In testa. E voglio dimenticare tutte le parole brutte, anche se non è il mio forte, credere alle mie ragioni e non avere paura. Di quello che accadrà e dei costumi che non metterò per un anno. Di quello che sarà di noi, di me, di quell