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Visualizzazione dei post da 2014

Più di così

Non so se è peggio il giorno del mio compleanno o gli ultimi giorni dell'anno. Dopo i trentacinque anni non ho più avuto voglia di festeggiare, forse è stato anche prima. Dichiariamo dopo i trenta e non se ne parla più. Bigliettini di auguri che non sanno cosa dire, regali che non sanno dove stare, parole buttate al vento e luna storta fino al giorno dopo. Si lo so, sono del cancro. Quando arrivano gli ultimi giorni dell'anno si fa un bilancio di quello che se ne va, di ciò che si è combinato e di quello che non si è ancora riusciti a fare. Qui scatta la risata isterica. Si lo so, sono del cancro. Sogno o son desta? Non si capisce mai. Che se proprio dovessi fare un resoconto di quello che è stato, mi accorgo che è successo di tutto ma forse no. Ho scritto. Bene poco e male tanto. Più di altre volte. Che visti i compleanni che non mi piace festeggiare dovrei imparare a fare di meglio, più passa il tempo, invece mi rendo conto, che visti i compleanni, forse peggioro.

Le mattine di Natale

Una mattina di Natale mio fratello è venuto a svegliarmi alle cinque e io gli ho detto Torna a letto che BabboNatale è in ritardo. Una mattina di Natale i mobili della casa di Barbie a tre piani con l'ascensore erano tutti sotto sopra e io mi sono chiesta come mai Babbo fosse così sbadato. Una mattina di Natale le carte dei regali erano così tante che io e miei cugini giocavamo a nuotarci sopra sul pavimento freddo dei nonni. Una mattina di Natale, io e Francesca avevamo due bambole bellissime, di nome Jessica (la sua) e Evelyn (la mia). Una mattina di Natale mia madre guardava fuori dalla finestra, con gli occhi grandi e chissà cosa si aspettava arrivasse. Una mattina di Natale la sveglia è stata la voce di un bimbo. Una mattina di Natale sono andata a correre con il freddo che pungeva la pelle per sentirmi meglio quando, da lì a qualche ora, avrei avuto la pancia piena. Una mattina di Natale è stato detto BuonNataleAmoreMio. Una mattina di Natale la nonna ha prepa

Piedi freddi

Lo sai che è qui, adesso, siamo noi, sono io, sono tutto quello che passa tra capo e collo, tra cuore e polmoni. Aria. Io non dico niente, il mio guscio è un frastuono di disordine, prometto che non sarò diversa, sarò felice, di esserci, di avere, di mostrare, di dire, di scrivere questo o quello, di respirare, respirare così, come l'intermittenza delle luci di Natale. Un guaio e un momento, sono quello che ti capita oggi e anche domani, nell'orgoglio, la pazienza e il disastro. La casa ha un sapore di vaniglia. Come il mestolo che gira al contrario e la vita che fuma nel vapore sopra la cappa. I piatti impilati nella lavastoviglie e nel groviglio di suoni, voci e scarpe che passano come passo io davanti alle vetrine, il naso all'insù e il dito sul vetro ruvido. Non riesco a districare gli auricolari. Sono sempre un nodo. Non riesco a indossare guanti di lana. Mi tremano i polpastrelli e mi sale un brivido dritto per la schiena. Non ho più visto un arcobaleno. N

Come una saponetta

Una volta qualcuno ha detto che la noia è proprio brutta da guardare. E io ho tutto quello che di negativo ci può essere ma quella cosa lì, proprio no. Perché se la sento arrivare io scappo e mi dileguo e piuttosto vivo per un po' in un altro pianeta. E tutto non deve essere facile e nemmeno troppo complicato e io che non sono facile e nemmeno sempre serena ho pensato che mai mai mai e poi mai vorrei dire o fare cose con tutta la noia addosso. Ho messo tante e, la punteggiatura non c'è. Come dire che piuttosto di avere con me la noia accetto persino le vie di mezzo. Sorrido. A dicembre è dura annoiarsi e forse sarebbe meglio un pugno nello stomaco. Come quando le persone dicono che il mare fa schifo, che la sabbia da fastidio e che Lampedusa è troppo in giù. E' un pugno con la rincorsa. Le cose che vorrei a Natale non le trovo più ma so che stasera dovrò aggiungere una coperta a quella che già esiste perché il freddo di notte non avvolge più e io ho scoperto che se do

Quella volta

Quella volta che prima possibile era oggi o forse ieri. Quella volta che gli attimi si attorcigliavano come i miei capelli attorno ad un dito. E questo mese, ogni volta che arriva, lo fa come se avesse dei piedi e fossero a punta tesa, come a mirare un cammino senza trovare sassi e pazienza. Se ti sogno questa notte sono fortunata. Perché ho ripreso a sognare (o forse solo a ricordare) le immagini che avevo perduto. Tutto è frastagliato. Niente è come prima, anche Dicembre ha un suono che a volte non riconosco e a volte mi sorprende. Quella volta che mi hai detto   mi aiuti - a fare cosa - a fare i regali che fra poco è Natale mancava un mese ed era presto e lo sapevo perché era così tutti gli anni e le tue mani volevano che tutti i pacchetti fossero sul letto, di là, dove nessuno li vede. Se avessi, questa notte, la possibilità di sentirti ancora vicina, te lo direi, che sono sempre io, con il mio albero, il regalo che non hai visto, le palline sovrastate di rosso brillante e il

Mathieu a Parigi

Voci dentro e fuoricampo. Immagini. "Capodanno,  Millenovecentonovantanove, che solo a dirlo mi spavento, si pensava che il mondo potesse esplodere e se proprio doveva essere, meglio lasciare i nostri resti in un posto bellissimo.   Io e Lilly, poco più che ventenni,  partiamo per Parigi, un viaggio nauseabondo di dieci ore, sedute  e imprigionate in un pullman, circondate da persone di cui non ricordo nemmeno un viso. Ma ci siamo ripassate le sopracciglia, abbiamo ascoltato musica, appena passato il confine abbiamo bevuto acqua Evian e abbiamo pensato che anche la noia sarebbe stata fantastica. Il nostro hotel  era situato nel quartiere La Villette , XIX Arrondissement (o forse era il XVIII?) e non era esattamente come l’avevamo immaginato. Tutto troppo grande, troppo moderno, troppo americano, troppo caldo, troppa moquette, troppo e basta. Ma non importa. Il metro era vicino. Dietro l’angolo, l’accesso al mondo. Qualche fermata ed eri a MontMartre, Notre Dame e

Barra l'opzione e sarai felice

Quello che di bello trovo oggi, sole a parte (che in questa zona il sole d'inverno è più bello del sole d'estate), è che ho acquisito la capacità di ignorare perfettamente dei pensieri. Ci sono delle cose che non voglio nella mia testa. Mi danno fastidio. Che io poi la smetto. Si, mi dispero, poi improvvisamente smetto. Come i bambini che piangono, piangono, con la candela al naso e poi una bella soffiata e tutto passa. Spesso non sono capricci, sono veri e propri dolori. Giganti. Solo che lasciano spazio a ragione e dignità. Hanno una durata limitata. I bimbi dimenticano, io ignoro. Guarda un po'. Sono una maniaca del controllo. Nel film di Abdellatif Kechiche (faccio fatica persino a scriverlo), Adele piange sempre e ha sempre questa benedetta candela al naso. Soffiati il naso suvvia -  le direi in continuazione. Ed ero molto più sconvolta da questo muco che le scivolava ovunque che dall'amore gay che le aveva invaso la vita. Sono stata sconvolta di essere sconvol

G

Non è più il tempo. Lo abbiamo perso, molto tempo fa. E' per questo che ammiro G., che con i suoi trentasei anni, ha aspettato e pazientato e compreso e forse pianto. Come si fa sempre quando si aspetta un amore. Noi donne siamo brave in questo, abbiamo un sesto senso tutto nostro. Se decidiamo che vale la pena, ci trasformiamo in Arianna che aspetta Teseo. La fine del filo, dell'attesa e della leggenda la lascio da parte, soprattutto perchè non so ancora quale sia la versione finale che preferisco. Comunque, G. è una donna che mi piace. Ha le palle. E' cocciuta. Ha saputo mettersi da parte ma mai troppo. Vive al mare. Sa quello che vuole. E vuole Lui. Certo che lo vuole. Lo ama, non c'è spiegazione. Certe cose riusciamo a farle solo se amiamo.  Come le accettiamo noi donne, le briciole, nessuno lo sa fare.  Le facciamo diventare biglie colorate, a volte. E' una cosa da diventarci matte. Essere consapevoli del vuoto, sentirne l'eco, accettarlo come

Gli occhi in giù

Voglio un corsetto, non respirare, stringata, in un vestito dell'Ottocento, in una sala da ballo, i candelabri come sfondo, la musica elegante. La vestizione come procedura e come attesa. Pensare solo al colore dell'abito per tutta la settimana, non aspettare altro. Le scarpe scomode. Le buone maniere. Nessuna risata sguaiata. Un invito a ballare. Le mani come unico contatto della pelle. Niente capelli corti. Forchette in testa, perline, mollette e graffi sulla cute. Finirò per riguardare Orgoglio e Pregiudizio mentre potrebbero scalpitare dentro di me pezzi di libro come parole che cadono addosso. "Si struggeva dal desiderio di sapere cosa si agitasse in quel momento nell'animo di lui, in che modo egli pensasse a lei e se, ad onta di tutto, gli fosse ancora cara"  oppure " soltanto il vero amore potrà condurmi al matrimonio, ragion per cui rimarrò zitella". E' sempre peggio. Questa ossessione per i libri e i film che ritengo essenziali mi logore

Rimmel e Perchè

Ci sono cose a cui non si rinuncia. Io non rinuncio alla matita nera, nella parte interna e inferiore dell'occhio. Un tratto deciso il giorno, un tratto sbavato la sera. Anni fa non mi accontentavo e sfumavo l'ombretto nero sulla palpebra in maniera quasi maniacale. Esagerata. Nero ovunque. Il mio occhio si rimpiccioliva e mi piaceva. Poi ho smesso di utilizzare ombretti che vanno oltre i colori neutri, ho lasciato le polverine Mac in vista, sulla mensola sinistra del bagno. Mi piace ricordare che ho indossato colori in viso, che avevo un pennello per ogni tonalità e che spesso utilizzavo il piegaciglia dopo il rimmel. E' la prima cosa a cui non rinuncio al mattino. Perché ho saputo rinunciare persino alla colazione. Ma la matita nera per gli occhi no, questa proprio no. Cerco di rinunciare persino a questo blog, lo dico, lo dico e non lo faccio mai, torno sempre qui, perchè questa è casa, comando io, scrivo cose poco serie, qualcosa di nostalgico, qualcosa di me, qu

Suvvia

Ci sono mattine in cui non vedo rughe, i capelli non sono a posto (non lo sono mai) ma hanno un movimento preciso, ondulato con una direttiva sensata. La matita nera sotto gli occhi ha un tratto preciso, non sbavato. Torna tutto. Mi sento quasi bella in quel modo che solo la mia parte femminile sa fare. Poi mi rendo conto che è una questione di occhio e cervello, un'azione combinata di serotonina elevata e luna corretta. Niente di più. Essere donna è anche questo. Vedersi fighe quando un motivo non c'è e vedersi cesse quando tutto sommato non si è peggio del giorno prima. Ho la possibilità di camminare ad un palmo da terra e sorridere senza motivo, non incazzarmi per la coda di macchine che parte dal semaforo sotto casa, fermarmi per una pausa pranzo ai limiti della decenza e offrire un euro a Sergio Pezzi. Il suo Signorina ha un eurooo  alle 8.20 di mattina nel parcheggio dell'ufficio ha un sapore nefasto. Potrei girarmi e chiederglielo una volta per tutte perché si è br

Piano A

Questa è una parte della "cosa" a cui sto lavorando. La "cosa" non ha ancora un nome, la "cosa" non si può ancora identificare. Pubblicandolo qui prendo coraggio. Sento quasi profumo di primavera. Perdonatemi l'inadeguatezza spazio - temporale. Perdonatemi tutto e fate prima. Bianca è la protagonista. Ecco: "...Nessuno è mai stato noi. Quanto è vero. Nessuno ha mai vissuto così intensamente delle parole senza provare quella morsa allo stomaco che ti fa strizzare gli occhi. E io sono stata bravissima. A tratti deliziosa. Ho creduto veramente a tutto, comprese le virgole e le parentesi. Ho pensato di essere pazza e ho detto mille volte le parole che si dicono di notte. Quelle al buio. Quelle sussurrate. Poi non ho pensato a niente. Nemmeno a dopo.Quando tutto finisce e le parole non ci sono più. Solo vuoto e puntini. Mi dico che le cose belle non hanno orario e non hanno nemmeno paura. Io ho sempre un orario e a volte ho anch

La Prima

Quando ero piccola ascoltavo gli Abba. Chiquitita (che pronunciavo Cichicita) era la mia canzone preferita. A dire il vero era mio padre che mi faceva ascoltare gli Abba, la sera, dopocena, sprofondati nelle poltrone marroni anni ottanta, quelle che mia madre picchiava con il battipanni, il sabato, per far uscire la polvere. Dischi 33 giri. La canzone attaccava   Chiquitita tell me what's wrong e io mi chiedevo se a cantare fosse la bionda o la mora. Mio padre rispondeva che era la bionda ma credo non lo sapesse veramente. Poi ho chiesto che cosa raccontasse la canzone e lui, che parlava il tedesco ma non l'inglese, mi aveva raccontato di questa bambina cilena figlia di un desaparecidos, rimasta con la madre in attesa che il regime rilasciasse l'amatissimo padre. Realmente la canzone non fa riferimento a nessun momento storico in particolare e un poco più grande ho pensato che fosse un racconto fantastico, dopo anni ho richiesto conferma e vista la convinzione immutata de

Prospettive a Mezzanotte

L'ultima sigaretta è quella della sera a mezzanotte, quella che ti fa fare il resoconto della giornata e ti fa dire si, oggi ho vissuto bene oppure finalmente la giornata è finita. Ieri sera, con il rivolo di fumo tra le dita, la finestra aperta, il cielo in casa, le nuvole che coprivano le stelle e il silenzio addormentato che mi circondava, ho pensato a quanto siano splendidi certi momenti, ho pensato che un'ora ti possa cambiare il percorso di una vita, ho pensato che ci sono verità che hanno l'esigenza di essere ascoltate. Poi è solo una questione di prospettive, di angolazioni. Puoi ruotare il volto e guardare la stessa persona dalla parte della mandibola o dell'occhio sinistro, puoi guardare la stessa strada dall'alto anziché percorrendola e forse ti sembrerà più breve. Vale tutto. Anche cambiarla, la strada, all'ultimo momento, all'ultima rotazione, all'ultima visione. Con un colpo di reni ti puoi salvare la vita. Con un colpo d'occhio la s

Sibille

Non c'è una spiegazione a tutto e questa cosa mi fa impazzire, però ne sono affascinata. Come le domande a bruciapelo. Come le cose che sai già non cambieranno mai, né con il passare del tempo, né con gli angoli smussati, né con i tessuti che cadono, le rughe e tutto il resto. Mi fa impazzire anche questa cosa di saperlo già, prima ancora di viverlo, mi fa impazzire il fatto di leggerlo, di avere delle sensazioni che sono già scritte. E' un po' come sapere di essere al sicuro, di avere un luogo o una persona che, comunque vada, ti farà sentire sempre al posto giusto. Con i giusti momenti, la giusta pelle, il giusto sorriso e le giuste parole. Se ci penso non ho più paura di niente, non ho più paura di cadere, di saltare, di appoggiare le ginocchia sulle panche di legno della chiesa (quelle oltre ad essere dure ti fanno abbassare la linea degli occhi e ti fanno sentire più piccola in mezzo a tutto quel silenzio). C'è stato un periodo della mia vita in cui leggevo spes

Quello che non si dice quasi mai

Quello che a volte non si dice è quanto sia difficile scendere dal letto, mettere i piedi sul pavimento senza cadere, dirigersi verso il bagno e svolgere le azioni di tutti i giorni. Cose identiche. Cose che si susseguono. Una certa monotonia nella vita che si incatena e ti incatena. Poi il lavoro. Poi le cose. Poi le persone. E si ride, si parla, si fanno tutte quelle cose per cui è facile dire, che quando la giornata finisce, la stanchezza sovrasta la testa, il corpo e tutto il resto. Quello che a volte non si dice è quanto sia difficile dire tutto al momento giusto, con i tempi corretti e i modi adeguati. E respirare tra una parola e l'altra. Prendere tutto quell'ossigeno per il cuore, per il sangue, quello che scorre nelle vene e arriva fino al cervello. E nella notte, quella vera, spalancare la finestra, prendere ossigeno anche da lì, sobbalzare ad un incubo, riscoprire la canottiera nera girata tutta intorno alla vita. Il buio come una guerra. Un bambino che urla impr

A settembre

Impeto

E' il giorno dopo. Il giorno dopo tutto. Il giorno che paga gli occhi mentre il cielo stamattina arriva in ritardo. Ho pensato ad una cosa che non esiste, ho pensato ad un'immagine se dovessi scrivere un inizio. D'impeto. E' qui. Lo fermo. "Lei è quella che ride, appoggiata alla macchina, il vestito nero. La sigaretta schiacciata sotto il tacco non brucia più. Non brucia più nulla, solo l'attesa, di lui. In lontananza una macchina arriva lenta, quando lui scende, lei sorride e abbassa la testa, lo guarda. E gli occhi, si vedono quasi fosse la prima volta. Si avvicina, la mano sul viso, sulle sopracciglia, quasi a delinearne la curva. Un braccio sulla spalla, poi anche l'altro, ancora le labbra sulla maglietta per assaggiarne l'odore. E' un abbraccio. Di quelli che non finiscono per essere scostati. Rimangono immobili. Un attimo. Rubano il sapore della pelle." Poche righe. Niente di più.

Domani è mercoledì e non mi sono accorta

Come tutto scorre lento. Le ore soffocano dietro le spalle, il respiro mi si appiccica al collo, non riesco a uscire di casa se il sole non mi brucia la testa. Ho i piedi freddi. E' autunno come fosse ottobre e tutto gira al contrario. Poi c'è che il tempo ha dei buchi da riempire e io ho tutte quelle cose da fare che di solito non iniziano mai, invece oggi cominciano e chissà quando finiscono. Tutto un modo per non buttare gli istanti e i minuti e le ore e i sorrisi e tutto il resto. Che congiungere non è sempre corretto, come non lo è respirare senza le finestre aperte, chiedere senza mai dare e mangiare torte senza burro. Non posso proprio resistere, sono io quella che dice sempre di no e aspetta, come fosse l'unica cosa veramente utile, con le dita che battono leggere su una tastiera liscia, mentre un bimbo nell'altra stanza dorme con il pallone accanto al letto. I minuti di questo agosto si esauriscono con l'aria fredda, come quelli del buio che arriva sempr

Il Grande

Leonardo DiCaprio mi piace anche ciccione. Che poi non è che sia grasso, è esplosa la faccia ma gli sono rimasti i lineamenti da bambino e per quanto gel gli mettano in testa, è una cosa che non se ne va mai. La faccia da bambino, intendo. Comunque, alla fine, ho visto The Wolf of  Wall Street, a casa, in primafila con Sky perché io al cinema non riesco più ad andare se non per aeroplani volanti, macchine parlanti, lumache turbo. E lui era da Oscar, se non lo è qui non lo sarà mai più, mi dico, perché a parte la perversione del soggetto in continuo stato di ebbrezza e droghe improponibili, credo sia riuscito a interpretare più di un individuo all'interno di un unico, solo personaggio. E' un trasformista con la faccia da maialino. Mi piace se fa il cattivo, se fa il bravo, se guarda lei, la bionda di PanAm, che più perfetta di così non può essere. Sono ossessionata dai personaggi secondari, da chi ruota attorno al protagonista, li devo riconoscere, individuare, denominare, dare

Se guardo giù

"Il cielo è blu e terso, le nuvole si fanno respirare come quando da bambini si annusava la pioggia sull'asfalto. Solo che l'acqua non si vede, la si sente sulla pelle come una salviettina umidificata comprata all'autogrill. Però si toccano gli aerei piccoli e lenti con le mani alte, le luci basse, i motori sopra la testa che sembrano esplodere. Un ragazzo con il cappello di paglia guarda in alto e crede di non vedere nulla. Invece ci sono due volti che ridono di niente e di tutto, le mani a penzoloni, il cuore frastagliato in attesa del mare che sembra non arrivare più. Invece è li, dietro l'angolo, come se non si fosse lontani abbastanza, il profumo di salsedine e petrolio si mischia a labbra che non se l'aspettano. E' una partita in pareggio, con i minuti che scorrono nella testa. A volte, per la vittoria, ci vuole un po' di fortuna, a volte solo coraggio e se si osserva meglio, forse, gli occhi non diventano così scuri. Anche se il cielo è blu

Oggi non è trenta

Per tutto questo tempo ho pensato a te. E avevo promesso. Come è facile farlo in queste occasioni. Avrei dovuto scrivere qualcosa di te il 30 luglio. Di ogni anno. E invece ho perso un pezzo. Il 30 luglio di quest'anno ho donato il sangue e mi sei venuta in mente perché mi chiedevi sempre se facesse bene donarne così tanto, io rispondevo che è la prassi e tu mi dicevi che la mia pressione è stata sempre troppo bassa e la mia pelle troppo bianca. Era un discorso sempre uguale. Anche la bistecca di mezzogiorno lo era. Poi sono andata dal parrucchiere, mi sono tirata i capelli ricci, li ho spuntati per testare per la seconda volta la sua bravura. Sai che non lo so. E ho perso tempo. Sono andata a fare la spesa, avrei voluto comprare un paio di scarpe, ho ritirato R come fosse un pacco postale e finalmente, tra la pioggia, ho varcato la soglia di casa. Ho respirato profondamente, ho pensato che ci fosse silenzio. Mi sono chiesta che giorno fosse e lì ho capito di esserci caduta sopr

Quello che torna

Poi capita che torni e Linate è tutto grigio. La gente corre improvvisamente, adatto i miei piedi come si adatta la vista a qualcosa che sembra sfocato. Il ginocchio comincia a scricchiolare, le voci si accavallano, io ricomincio a respirare l'aria densa di questa pianura che sembra non finire mai. Non mi abituerò mai a rientrare, da me o da un viaggio, da un dolore o da una festa. Non ho mai voglia di rincasare da un cambiamento, non sarà mai diverso. Il tempo che passa mi fa solo capire quanto diventi marcato il confine fra ciò che si evolve e ciò che invece non si modificherà mai. Ognuno ha i propri punti cardinali, le proprie radici, le cose che nonostante tutto non si abbandonano. Io non ho mai sperato di cambiare. E' che alcune cose non le ricordo più. Le ho perse. Per quanto mi sforzi non ricordo dei pezzi della mia vita o le motivazioni che mi hanno permesso di scegliere alcune cose anziché altre. Se ci penso il cuore si stringe un po'. Mi mordo le labbra. Le

La Vita Vera

Vecchia Stronza

Lo so che sono brava, in fondo, dove non si vede, dove se mi addolcisco un po', per la solita legge del mi piaci o non mi piaci e la via di mezzo non c'è , chiudo un occhio, anzi due. E' tutta la vita che lotto con questa cosa del trattenermi, del lasciar perdere, del far sembrare che sono più le cose che mi piacciono rispetto a quelle che detesto, che forse non ne vale la pena. E se non sembro sempre stronza, bastarda e cinica magari qualcosa torna indietro anche a  me. I grandi saggi insegnano che spesso un silenzio vale più di mille parole. Mia madre è la regina dei silenzi e dei sorrisi, lei non sembra come me, stronza, cinica e bastarda, lei sembra serena, accondiscendente con tutti, brava, buona e ingenua. Poi non è proprio così, forse sto meglio io che rido solo se voglio ridere e sparo bombe di stronzaggine su chiunque non mi piaccia. Però ecco, quello che volevo dire e non riesco a dire, è che questa cosa di essere buona e sempre sorridente in fondo in fondo, vo

E' solo un piccolo pretesto

"Sono la canzone che non ricordi di avermi dedicato. Quel ritmo che sembra una ballata, che canticchi senza sbagliare le parole. Che tu, di me, dimentichi sempre tutto. Io, invece, non mi scordo nemmeno i particolari. Ahimè. Non so cosa darei per perdere la memoria dei particolari. Quelli sono una freccia nel cuore, mi rimangono attaccati ovunque come un post-it giallo. La colla non si esaurisce mai. Ci si attaccano i pelucchi ma nemmeno quelli se ne vanno più. E un gioco non vale mai la pelle ma vale un'attesa. Quella che ho sempre io quando penso che di te ho solo qualcosa in sospeso. Che attendere diventa desiderio e mai impazienza. Senza averti nella testa riesco a sentire il tatto delle tue dita e la sensazione che i nostri occhi non si perderanno mai. L'immaginazione nelle donne è ciò che la linearità è per gli uomini. Di quanto sono stupida, a volte, ancora mi stupisco."                                                                                      

Come si può

Si cammina come si può. Si prende quello che si può. Si usa il tempo che si può. Non è che si possa fare altrimenti. Importante è sapere cosa si può avere. E poi c'è sempre questa benedetta ultima volta. L'ultima volta che mi sono sentita libera è stato due secondi fa, quando ho detto quello che pensavo a tutti. L'ultima volta che sono stata felice è stato ieri, in mutande, nei 23 gradi delle nostre stanze. L'ultima volta che sono stata triste è quando ho pensato di non avere abbastanza tempo, l'ho pensato circa un minuto fa. Il bello dell'ultima volta è che spesso non lo sai, quando sarà,  l'ultima volta. Non ci devi mica pensare. L'ho detto. Si fa quello che si può. Però braccia più brutte non le ho mai avute. Mancava solo fossero corte. Anche i capelli non sono mica a posto. Ma quelli non lo sono mai. Si ama con quello che si può. Ma se ami con la pelle non basta quasi mai.

Abbiamo Le Prove - Sangue Freddo

Essere felici. E' oggi. Abbiamo Le Prove  è una rivista on line, ogni giorno un racconto vero, di una donna vera, una alla volta.  La padrona di casa è  Violetta Bellocchio , a cui posso solo dire grazie almeno mille volte, perchè oggi c'è un mio racconto (grazie anche alle sue collaboratrici e a chi ha scelto un'immagine di 21 grammi come copertina). Leggetelo  qui  e leggete anche gli altri, le autrici sono bravissime, alcuni pezzi sono dei capolavori. 

Tre anziché Seicento

Quella volta che ho visto When a Man Loves a Woman (Amarsi), ho versato lacrime nelle solite scene, nei soliti momenti, per le solite parole. Per essere precisa, quella volta che ho visto When a Man Loves a Woman, era ieri e nonostante fosse passato molto tempo dall'ultima visione, il mio labiale si adeguava perfettamente ai tempi di Meg e Andy. E quando nello splendido salotto buio della casa a stelle e strisce, il tavolino rovesciato dall'ira di lui, la confusione, gli occhi lucidi, i capelli spettinati, si percepisce l'inizio del vero dramma, lei dice ...io penso che ti amerei di nuovo se tu, per una volta sola, dicessi NON LO SO..., mi accorgo di lacrimare, con gli occhi sbarrati, come la prima volta, senza ritegno. E il povero Andy, con quella faccia lì, mica bella ma fascinosa, il non lo so , glielo dice veramente, poi aggiunge anche, scuotendo la testa, non ha funzionato , sale le scale e se ne va, beh lui si che ti fa dire, ehi biondina ma che cavolo stai facendo, l

Passepartout

Una volta ho pensato che la sincerità mi avrebbe salvata. Ho pensato che la trasparenza avrebbe fatto di me una persona sana. Ho pensato che se fossi stata sinceramente coerente mi sarei accerchiata di gente come me. Invece forse no. E' una questione di priorità. Io a volte le persone le faccio stare male, le faccio sentire come si sente uno che è appena stato schiacciato da un masso. Non succede perché io sia particolarmente forte o sadica, succede perché uno non se l'aspetta mai, la verità, intendo. Come gli schiaffi che prendi quando sei bambino. Non te li aspetti. Fanno male. Ti rimangono dentro e non se ne vanno più. Però poi capisci. Sono scomoda e a volte quando diventa troppo, mi ritiro. I fallimenti non mi piacciono ma accadono. Eccome se accadono. E' perseverare nel fallimento che mi terrorizza. La verità qui non basta mai. Soprattutto se te la raccontano da fuori. Allora smetto. Di dire le cose giuste nel momento sbagliato. Sto in silenzio e aspetto. Di quan

Palesemente

Passo dei periodi così. Non voglio niente. Voglio solo tornare a casa. Voglio cucinare torte, disegnare Jigen Daisuke, scrivere, sentire lamentele. Ma a casa. Quella che se fai la frittata lo sa anche il vicino della zia. La casa che odio, la casa che amo. Quella con la finestra piccola,  la tenda piccola, da cui sbircio il mondo di sempre. E' che ogni tanto dico a L che voglio andarmene (e lui ragionevolmente si arrabbia), che voglio scappare, che voglio altre mura perchè mi sento soffocare. Ed è vero che mi manca l'aria. Mi manca quasi l'ingresso ai polmoni, come se l'azoto, l'ossigeno e tutto il resto, avessero un accesso per le labbra ma si fermassero più in giù della gola. La sensazione è quella del riso mangiato troppo in fretta. Chicchi che in gola si attaccano ad altri chicchi e non vanno giù. Macignamente. Calamitamente. Forse è la volta che soffoco, forse è la volta che vomito. E' per questo che ad un certo punto mi fermo e butto giù acqua. Stappo

Ossa Rotte

Sembrava avessi la febbre, invece no. Avevo tutte queste ossa rotte e pressione nei piedi, come indossassi scarpe scomode anche a letto. Alle 21.20 ero già sotto le coperte. Non succedeva dal 1982. R. è preoccupato, mi porta un biscotto e lo appoggia sul comodino nel caso mi venisse fame. I pensieri si affollano e si pigiano l'uno sull'altro, senza ritegno, senza regole e siccome nessuno mi porterà una tazza di latte caldo, allungo una mano per afferrare il telecomando, accendere la televisione, appesa come fosse crocifissa, vedere se da qualche parte c'è qualcosa per cui valga la pena ascoltare. E non c'è niente. E a volte non ce la faccio nemmeno più ad ascoltare la vita degli altri, penso che servirebbe una buona dose di mediocre umiltà, servirebbe essere predisposti a scendere di un gradino, guardarsi dentro un po' meglio, che a buttare tutto nel cesso ci si mette un attimo. Eppure il desiderio è accecante. Come a dire che tutta questa vita addosso, quasi da

Podio

La terza oasi cittadina più confortante in assoluto è la libreria. Qualsiasi libreria, l'unica condizione è che i commessi non ti saltino in groppa cercando di consigliare libri non consigliabili. Che poi scegliere un libro è una cosa di un momento, un po' come innamorarsi a prima vista e credere di non poterne fare a meno. E come tutte le cose è una questione di pelle. O mi piaci subito o mai (già detto, ridetto, scritto e riscritto). In una delle tante ricerche di ristorazione della mente mi sono addentrata da Giunti, immensa, un po' disordinata ma le commesse sorridono e ti lasciano vagabondare. All'ingresso, posizionati su uno scaffale scintillante, trovo album rosa e fucsia, della serie TopModel, per ragazzine, bambine grandi e fanatiche dello shopping. Come vestire e creare abiti per modelle manga, su carta, tutto quello che occorre per ideare, colorare e immaginare di essere stiliste in carne ed ossa. Che bellezza. Roba fashion. Ho quasi voglia di comprarne uno

Polemica - Phabule

Mi stupisco di stupirmi. Mi stupisco di non ragionare, a volte. Trovo questo concorso  su  Phabule  e decido che è carino, mi piace. Non ci sono vincoli, se non abbinare un racconto [si definisce tale una narrazione di contenuto fantastico o realistico,  Polemica n°1] ad una foto, che ho creduto dovesse essere scattata dall'autore e non catturata/ rubata da internet [Polemica n°2]. Così scrivo una storia ( Un passo Indietro ), la mia fantasia è fervida, le foto sono la mia passione. Non trovo alcun ostacolo. Che il risultato sia buono è un altro discorso. Non trovo lo sia. Ma è un gioco. Io adoro i giochi. Ho l'esigenza di mettermi in gioco. Odio perdere ma questa è un'altra storia. Ho tralasciato un piccolo particolare. Il vincitore potrebbe essere senza merito. Io odio i vincitori senza merito. La votazione infatti avviene o con iscrizione al sito o accedendo con account facebook. Che tristezza. Clicchi la stellina e prendi un voto. Nessuna giuria. Per essere votato puo

Dentro è tardi

E' tardi o forse no. Comunque trentotto anni diverranno trentanove, fra qualche mese. Mi agito. Comincio a grattarmi il collo. Alla mia età Audrey aveva già vinto l'Oscar, Margaret era Segretario Parlamentare, Grazia non aveva ancora vinto il Nobel ma aveva già pubblicato romanzi e opere teatrali, per non parlare di Oriana che oltre ad essere giornalista era già scrittrice e mezza americana. Donne che non hanno perso tempo, che non si sono perse nemmeno un treno, che hanno imboccato la strada giusta al primo colpo, donne che concludono, donne di fretta. Anche io sono di fretta ma non come loro, piuttosto come il Bianconiglio di Alice. E' tardi, è tardi. Non è cosa fantastica. Piuttosto direi che perdo tempo nel tempo. Macino chilometri senza lasciare alcuna traccia, le scarpe sono usurate ma anche il cuore. Raddrizzo il collo per respirare meglio ma curvo le spalle, vorrei mettere i piedi sulla scrivania ma gli stivali, che non ho ancora abbandonato, pesano di inverno

Retrogusto

Ho trovato una foto di quando ero alle elementari e avevo i capelli dritti come spaghetti. Cingevo le spalle della mia amica S., più alta, più bella, ma con la stessa lugubre malinconia che già ci accomunava. Sono qui ma vorrei essere da un'altra parte. Ecco. Indossavamo quelle terribili magliette con le strisce, tipiche degli anni ottanta e aspettavamo di correre una gara per i Giochi della Gioventù. Non che ne avessimo voglia. Non che fossimo particolarmente agguerrite. Non che fossimo sportive. Ma era obbligo partecipare anche se le speranze di vittoria erano quasi pari allo zero e la frustrazione di veder sfrecciare le vere sportive sia a destra che a sinistra era una possibilità più che remota. I genitori se ne stavano speranzosi sugli spalti a scattare fotografie. E devo capire ancora quale possa essere stata la loro speranza e  il retrogusto di fotografie in cui arrivo ultima. Per l'autostima non è mica una gran cosa. I genitori di S., più attenti, hanno f

Nel Mezzo

Se mi dici così io ci credo. Si, certo. Perché le parole sono sempre poche, ma le sento come se fossi vicino, vicino. E mettermi in disparte mi basta, capire quale sia il limite aggiunto a tutto il resto, mi fa credere di essere una persona che può aspettare. Sono imbattibile in questo e non è pazienza. E' che aspetto sempre. Anche se nel frattempo sei altrove, vai altrove, mi trovi altrove. Come quando le mie gambe non corrono abbastanza per raggiungerti o come quando la tua libertà mi si attacca alla pelle. Un buon odore. Guarda un po'. Come tutti quei profumi che ricordano immagini e suscitano nostalgia. Che di bello c'è sempre qualcosa di sufficientemente elegante e leggiadro. Ovunque. E se non entri mai da quella porta vuol dire che non ti interessa. E ti aspetto perché so che arriverai. In silenzio. Ti ho già detto e scritto così tanto da non avere più la forza di aggiungere altro. Che altro è solo sottinteso. Qui e altrove. Con un'attesa che va al di là de

Onda Sette

Ci sono cose che accadono e basta. Ci sono persone che perdono il controllo solo se smosse. Ci sono persone che parlano poco ma quando parlano lasciano il segno. Ci sono persone che bruciano, dentro, i passi, i minuti. Ci sono cose e ci sono persone. Senza niente. Un mondo dentro, un mondo dietro. Che se aspetti sia il momento giusto non lo sarà mai e tutto passa, chissà se resta. La vita è adesso, diceva qualcuno, ma la vita è anche quello che ti accade e non avresti voluto, la vita è anche ciò che resta senza chiedere il permesso, la vita prende e magari non ridà. Come la settima onda. E' una leggenda. E' l'onda, che dopo le prime imperturbabili sei, ha la forza, il magnetismo, per portarti via, al largo, lontano. Si narra che con essa qualche galeotto sia riuscito a scappare dall'isola nella quale era imprigionato. Si narra che qualcuno si sia fatto portare via l'anima. Si narra che qualcuno l'abbia vista e abbia avuto paura. Si narra che qualcuno abbia det

Dialogamente

Intanto. In una via qualunque. - Perché? Dimmi perché. Nemmeno un messaggio. Una parola. Ne sarebbe bastata una. - Avevo paura di disturbare. - Tu non disturbi mai. - No, non è così. Come dici. - Si ok. Hai ragione, tu disturbi. Fai chiasso. Disturbi anche quando stai zitta. Hai tutto quel casino dentro... lo sento anche se non apri bocca. Ecco. Ci sono tutte quelle parole che si schiantano. Basta che mi guardi. I tuoi occhi mi schiantano le parole che hai dentro, addosso. L'ho detto. Che tu taccia o no, non è importante. Parli. Comunque. Questa cosa mi fa impazzire. - Adesso passa. Vedrai che passa. - Dimmi perché. Silenzio.

Cose Nostre

Tutta questa notte. Dentro. Siamo noi che passiamo come immagini in un video, con la musica di sottofondo. Hai ragione, se chiudo gli occhi mi vedo ridere. Vorrei che fosse abbastanza o che servisse per entrambi. Mi capita spesso di essere testarda e curiosa, è cosa nota. Vorrei dirti che andrà tutto bene e che la vita ci porterà ad essere felici, che le nostre vite si incroceranno sempre e che il resto non sarà mai noia. Ma io non so niente. Sono la regina del non sapere, sono l'imprevisto, sono quella che non ti aspetti. Passando di parola in parola, so dirti solo la verità. Come questo gioco, che ogni tanto mi fa sembrare cruda e insipida, nuda a volte, ma così libera da non voler più andare via.  Non manca niente. E' tutto talmente perfetto da credere che non finirà mai. Come questo nostro piccolo spazio nel mezzo, lì si racchiude tutto, persino il segreto che non trovi. E se guidi così tanto, all'aeroporto prima o poi ci arrivi, potresti lasciare la macchina al parche

Discorsi Importanti - Capitolo 4

Le domande e i discorsi.  Cosa ci salta in mente di chiedere e ascoltare. Ma le risposte e le parole, una dietro l'altra.  Sono l'innocenza, la pazzia e il DNA. Magari... Riky che lavoro fa il papà? Guida la macchina! E la mamma? Gioca a Basket.  Dopo almeno 15 film... Io da grande voglio essere come James BonG e combattAre come lui.  La parola magica... Mamma cosa fai da mangiare? Le uova! Nooooo le uova non mi piaccionooooo Allora faccio la frittata! Siiiii Buonaaaaa Evvivaaaaaa... Inglese, DNA e fantasia Mamma la vedi quella lì con i capelli bianchi? E' l'amica di Spider Man... Ah si? E come si chiama? SpiderGoz! Piccole ansie crescono... Mamma ho l'ansia? Perché? Cos'hai? Non so dove la befana ha lasciato la calza a casa della nonna! Senza risposta... Mamma perché io sono nato bellissimo e tu con quei capelli lì???  Amore e Telenovelas (e ansia da mamma: non è un po' presto?) Mamma lo sai che Mirko (miglior

Se parlo da sola

Va tutto bene. E' tutto a posto. Stiamo tutti bene. Il 2014 inizia in silenzio. Se mi addormento sul tappeto significa che sono serena. Anche se parlo da sola, in continuazione, e magari gesticolo, come i matti. Quelli che trovi per strada o nei centri di cura. Mi faccio le domande e trovo le risposte, alzo gli occhi, sorrido e faccio come se parlassi con una persona intelligente, che mi capisce. E' come se mi psicanalizzassi, come se dessi voce a tutti i pensieri che mi frullano per la testa, come se volessi ostinatamente sentire la mia voce. Placo la mia angoscia esistenziale. Ovunque. Mi sento bene. Poi mi rendo conto e rido. Come questa ossessione per le foto. Di me, di te, di tutti, di momenti, di attimi, di frammenti, di vita. Ricerco il particolare, di un viso, di un angolo, di cose strane. Che mi succedono. Come svegliarsi e guardare la sveglia alle 5 e 49, non un minuto più e non un minuto meno, per tre giorni di fila, oppure controllare il telefono alle 11 e 11