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Visualizzazione dei post da febbraio, 2015

Boomerang

La vita a volte ti si rigira addosso come un boomerang preso nella pancia mentre la mano allungata manca la presa. Del resto il lancio perfetto prevede un vento lieve, un'impugnatura come fosse una racchetta da tennis, un lancio come fosse una palla da baseball, orizzontale, non troppo alto e non troppo basso. Un boomerang, le prime volte, va e non torna più. Lo si lancia come un fresbee e lo si raccoglie per terra, come se fosse a pezzi, come fosse ferito. I campi aperti non bastano mai. Lo si aspetta mentre il volo fluttuante è sconnesso, ondeggiante, come succede alle persone, quando barcollano e si accasciano ovunque ci si possa fermare. Perchè ad un tratto è così che capita. Ho raccolto i cocci, rotti, per così tanto tempo che mi sono graffiata le mani, perchè se andassi oltre e fossi a piedi nudi mi ferirei persino quelli. E senza i piedi non si va da nessuna parte. Nemmeno a raccogliere il boomerang. Nemmeno a raccogliere i cocci che oggi sono i miei. La verità

In Ogni Dove

Il Re di lunedì

Io me ne stavo lì e ridevo, ridevo, ridevo e immaginavo  mi sa che questa foto sarebbe bellissima se fosse scattata  e ridevo ancora e mi dicevo ma mica lo fa veramente.  Mentre pronunciavo  Se lo fai  il fermo immagine immortalava un lupetto blu con i capelli bianchi e un sorriso a fianco. E ho riso tanto anche dopo e sempre se ci penso. Queste cose che i VIP fanno come se fossero persone normali, quando in realtà risultano sempre fuori posto, è ilare. Lui era lì, immobile, senza espressione sul volto, imperante, sulla sedia blu dello staff tecnico, come se niente lo sfiorasse, come se niente potesse scalfirlo, mentre i volti giravano come trottole e la mia bocca tratteneva una risata sguaiata. IPhone orizzontale, un click, un selfie. Grazie. La tengo vicina per i momenti in cui non so di che ridere. Sei del trentaquattro. Sei del cancro, come me. Poi ci penso. Una volta hai comprato un suo vestito e un favore è quasi diventato un matrimonio. Una volta ho mandato un cur

Zapping

Come quando, alla fine, stai lì e guardi, quello che finisce e quello inizia, alla fine della giornata e alla fine del mondo, in generale. Come quando non lo sai più quante cose hai fatto e quante cose farai e quante cose ancora non sono. Come quando hai paura che questo tempo di mezzo ad un tratto possa finire, in quel modo, così improvviso, di invadenza e sopravvento. Di un addio, di un modo che tanto insapore poi non è. Le parole, non le ho proprio più. E mentre i miei piedi finiscono sotto l'acqua della doccia penso che qualcosa non stia andando per il verso giusto. Quello che mi sta accadendo è qualcosa che ha a che fare con le aspettative. Come indossare un vestito che è sempre stato perfetto e sentire uno strappo proprio lì, nel punto dove il tessuto si tira senza allargarsi a sufficienza. Le aspettative stanno alle delusioni come il pane sta alla Nutella. Dove la mollica si impregna di cioccolato. E' un'alchimia perfetta. Tutto è stretto, i vestiti so

Se neve dev'essere

La chiudo questa cosa, anche se sbircio con un occhio a lato e penso che il naso potrebbe rimanermi incastrato. Il cielo vomita neve, questa mattina, e io ho la nausea senza avere lo stomaco pieno, che io tanta incoerenza, disagio e cose mai dette tutte insieme mica le ho mai viste. E' come stare davanti allo specchio per tanto tempo, mi vedo bella, alla fine, mentre se scatto una foto nella stessa posizione e nello stesso momento appaio con un occhio in sù e uno in giù, l'espressione di un albero con le braccia spalancate e un nido al centro, nell'incavo nero, la bocca strampalata. Ho vagheggiato davanti ad uno specchio per così tanto tempo che a scattarmi una foto non ho pensato più di tanto. A quanto fanno male le illusioni nella testa. E guarda qui, mi crolla il mondo. Come tentare di fare l'intera vasca olimpionica in apnea, rasentare il fondo con la pancia, salire piano, ad un tratto con le punte dei piedi spingermi in sù per cercare aria. Tentativo fallito.