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Visualizzazione dei post da aprile, 2015

Cose Brevi

Dal quinto giorno dopo le nuvole, la pioggia e il vento, ho pensato che la paura fosse un'idea troppo astratta per essere realizzata. Sono forte - mi dico - però poi mi tremano le mani quando apro una confezione di Canestrini. Non ci sono molti modi di reagire a qualcosa che non puoi toccare e io oggi mi sento monca, senza un pezzo, senza una parte che è stata vitale per molto più di quello che avrebbe dovuto. La paura ti mangia dentro, pezzo per pezzo. Perdo un momento alla volta. Perdo una parola al minuto. Oggi è presto, sono sveglia da troppo tempo. Dormo così male che non ricordo di aver dormito. Sono sepolta dalle coperte e dal morso allo stomaco. Di notte crollano tutte le mie certezze. Di notte il silenzio non è mai abbastanza. Forse succede che la notte arriva, il buio è troppo, il silenzio insufficiente, le mani tremano, tutto è più veloce e si risparmia tempo. Come alle casse della Coop con l'aggeggio che suona, pirùpì, faccio in fretta e poi mi dimentic

Chiedere troppo

Ti chiedo di aiutarmi, amica mia. Ti chiedo di aiutarmi a lasciare da parte le risposte ai perché. Non esistono più. Non è più tempo. Ti chiedo di aiutarmi ad andare oltre, ho già superato persino me stessa. Ti chiedo di aiutarmi ad amare me stessa prima del superfluo. Ti chiedo, amica mia, di farmi vedere le cose importanti, ti chiedo di fermarmi quando la tentazione di inciampare nel passato sarà forte. Ti chiedo di dirmi la verità, come non è mai stato fatto, ti chiedo di non rispondermi con il silenzio, ti chiedo di non far mai finta di nulla, ti chiedo di risalire con me e di non lasciarmi troppo indietro. Ti chiedo di piangere se vuoi, ti chiedo di non fare mai finta che io non esista. Ti chiedo, amica mia, di non accettare ciò che è troppo, di non accettare ciò che è niente. Ti chiedo di essere te stessa, di non aver paura se non serve a nulla. Ti chiedo di credere a quello che senti e non a quello che vedi. Amica mia.

Il ritornello (delle briciole)

Una settimana di caldo, sole e margherite. Improvvisamente la pioggia. Il borbottio del mondo sotto i piedi. Io sono un poco più felice. Starei una vita con il palmo della mano che stride sul vetro della finestra e il naso che lascia l'impronta rotonda e perfetta. Ho una canzone nella testa tutte le mattine. Non va più via. Ed è strano come a volte ci siano cose che vorresti eliminare ma rimangono incollate alla pelle e cose che vorresti rimassero ma evaporano come l'acqua per il the, nel bollitore. E le briciole. Perché le si ami così tanto, non ho mai capito. Eppure sono ciò che rimane delle persone quando se ne vanno, sono ciò che si prende in faccia, senza mai chiudere gli occhi, sono lo scricchiolio sotto i piedi. Si tengono in un pugno, non si ha mai il coraggio di aprire il palmo e lasciarle volare via. Si è ciechi a tal punto da credere che siano interi pezzi di pane, croccanti come le baguette di Parigi. Qualcuno una volta ha detto che un dolore comincia a

Pardonne mes lèvres

Milano Centrale. FrecciaRossa delle 10.15. Finestrino destro, capelli incollati al vetro quasi fossero sull'asfalto. Occhiali scuri. - Io mi sento come fossi quella frase di Baricco. - Ancora. - Ma non l'ho detta. - La so, tu ti senti così. - Quella che dice è uno strano dolore... morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai... - A volte credo sia il tuo destino. - Quale? - Morire agonizzante. Ma non di una malattia o in seguito ad un incidente stradale o annegata o chissà cos'altro. Morire agonizzante di nostalgia, le lacrime che ti inondano il viso, il naso da soffiare in continuazione e quegli occhi lì, che già non sai di che colore sono, tutti rossi, grandi e piegati. - Oddio. - Tu adesso vuoi piangere, io lo so. Hai messo gli occhiali scuri apposta. Vuoi piangere e basta, come fanno i bambini, così, improvvisamente, senza motivo, vuoi piangere perchè la nostalgia e la mancanza ti prendono la gola, ti stritolano lo stomaco in una morsa

Prosit

Abbottonati la giacca. E' primavera, c'è freddo, c'è il vento, c'è il sole, ci sono le margherite là fuori. Ho il tempo di vederlo il prato verde, l'erba fresca, i fiorellini che sbucano come fossero i rametti di un nido. La natura è strana ed io un nido vero, caduto da chissà dove, una volta l'ho visto e ci sono rimasta secca. E' un lavoro preciso, su misura, come lo sono le buche delle talpe e quelle cose a cui le mani di un uomo non arrivano. La natura. Da non credere. Alla fine non importa. Il tempo dico, non importa. Quanto ci metti dico, non importa. Metto le mani sugli occhi. Il mio incubo più frequente sono gli aerei che esplodono. Li vedo decollare, si fermano un attimo in aria, poi il fragore, le fiamme nel cielo. Eppure non ho paura. Sistemati i capelli . E' primavera, c'è freddo, c'è il vento, c'è il sole, ci sono le margherite là fuori. Vado a correre stasera. Prendo la strada sterrata, come quella della canzone